Visite ai cantieri? Operazione di marketing.
- Rete dei Cittadini
- 21 giu
- Tempo di lettura: 2 min
Visite guidate, storytelling e rassicurazioni: mentre i lavori procedono a rilento e i rischi ambientali restano irrisolti, si costruisce una narrazione pubblica che nasconde più di quanto riveli.

Il sopralluogo ai cantieri della circonvallazione ferroviaria di Trento, chiesto dai comitati per ottenere chiarezza su inquinamento, sicurezza e gestione dei materiali contaminati, rischia di diventare l’ennesimo evento di immagine, più utile a rafforzare la comunicazione istituzionale che a rispondere alle domande concrete dei cittadini.
Mentre permangono ritardi, costi fuori controllo e criticità ambientali non chiarite, si promuove l’idea di un’opera modello, pronta da mostrare ai visitatori come esempio di ingegneria e trasparenza. Ma la realtà è ben diversa e noi saremo lì per raccontarla, con i fatti.
L'Associazione Rete dei Cittadini di Trento e il Comitato di Mobilità Sostenibile Trentino hanno inviato all’Osservatorio Ambientale e per la Sicurezza del lavoro una richiesta formale per effettuare un sopralluogo ai cantieri della circonvallazione ferroviaria di Trento, lotto 3A, sia a Nord che a Sud. L’Osservatorio ha risposto positivamente, aprendo alla possibilità di una visita a luglio o settembre.
Ma attenzione a non farsi ingannare dalla narrazione che si sta cercando di costruire.
Mentre i comitati chiedono da mesi risposte puntuali su temi ambientali e sanitari irrisolti, la visita viene ora presentata come un’occasione per “aprire le porte” e “mostrare le grandi opere ingegneristiche”. Un cambio di tono che rischia di trasformare un’iniziativa civica di vigilanza in un’operazione di marketing per dare una vernice rassicurante a un progetto che continua a generare dubbi, preoccupazioni e contestazioni diffuse.
Un cantiere in affanno, non un modello da mostrare
I fatti parlano chiaro:
Cantiere fortemente rallentato a nord, in grande ritardo a sud.
Costi quasi raddoppiati: da 934 milioni a oltre 1,7 miliardi.
Scarsa trasparenza sui materiali contaminati movimentati, già dispersi in Vanoi, Pergine, Vezzano, Lavis e ora potenzialmente anche a Meano e Civezzano.
Gravi interrogativi ancora aperti sull’inquinamento della falda, i rischi per la salute pubblica e la reale efficacia delle barriere idrauliche.
Nonostante ciò, si moltiplicano le dichiarazioni rassicuranti e le promesse di “ritardi recuperati” e “problemi risolti”, mentre nessuno si assume davvero la responsabilità di discutere pubblicamente le criticità segnalate nei dossier presentati dai comitati.
Una partecipazione a senso unico
Nei mesi scorsi, abbiamo sollevato temi molto concreti:
L’interferenza degli scavi con l’acquitardo dell’ex Scalo Filzi.
L’effetto diga dei manufatti che ostacola il deflusso della falda.
Il rischio sanitario legato a rumore, vibrazioni e trasporto di merci pericolose in centro abitato.
La proposta di spostare l’imbocco della galleria in un punto meno impattante, mai presa in considerazione da RFI o dal consorzio Tridentum.
A fronte di questo, le risposte ricevute finora sono state generiche, insufficienti, evasive. Eppure ora si punta a trasformare l’accesso al cantiere in una passerella informativa a senso unico, dove verranno mostrati escavatori e trivelle, ma si eviteranno accuratamente le zone grigie del progetto.
Non ci stiamo.
Siamo favorevoli alla trasparenza, ma non accettiamo che la trasparenza diventi vetrina. Le visite ai cantieri devono servire a ottenere chiarezza e risposte su criticità ambientali, sanitarie e sociali tuttora irrisolte.
Per questo parteciperemo al sopralluogo con attenzione e spirito critico, documentando ciò che vedremo e pretendendo che si parli anche di ciò che finora si è voluto tenere ai margini del dibattito pubblico.
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