Circonvallazione: le terre dei veleni viaggiano indisturbate… e noi stiamo a guardare ?
- rete cittadini
- 3 giorni fa
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Mentre la stampa locale riporta le usuali rassicurazioni, a Lavis come altrove, crescono le preoccupazioni per il destino dei materiali di scavo della circonvallazione ferroviaria di Trento. A preoccupare non sono solo i volumi in gioco – centinaia di migliaia di metri cubi – ma soprattutto la loro origine: terre potenzialmente contaminate, provenienti anche dalle aree classificate come a rischio ambientale del nodo ferroviario cittadino, come lo scalo Filzi e le aree ex Sloi ed ex Carbochimica.
Il punto è semplice: se scavi in un terreno contaminato, porti in giro contaminazione.
Non si tratta più, ormai, di una questione che riguarda solo i quartieri trentini di Mattarello o San Martino. Il materiale inerte – così lo definisce la documentazione ufficiale – verrà smaltito anche in zone lontane, come le cave di porfido di Camparta, tra Gazzadina e Pressano, in un’area che alimenta la falda idropotabile. Non serve una laurea in geologia per intuire che questo progetto comporta rischi ambientali diffusi e su larga scala. Serve però, con urgenza, una cittadinanza consapevole e partecipe.
Perché non è più tempo di dormire sonni tranquilli: gli scavi sono cominciati, i camion girano, le destinazioni sono segnate nei documenti ufficiali. La scarsa reazione pubblica rischia di essere letta dalla politica come un semaforo verde. Il silenzio non protegge, l’attenzione sì.
Non è la prima volta che si fanno scelte gravi senza il coinvolgimento vero delle comunità locali. Ma ogni volta che accade, il prezzo lo paga il territorio e i suoi abitanti. Oggi tocca a Lavis, domani a Canal San Bovo, dopodomani forse altrove. Ogni località coinvolta ha il diritto (e il dovere) di sapere cosa arriva, da dove arriva e con quali garanzie.
Di fronte a progetti di questa portata, che muovono milioni e ridisegnano il territorio, la partecipazione pubblica non è un orpello democratico: è un indicatore di salute civica. È un campanello d’allarme per chi governa: quando la cittadinanza si alza in piedi, la politica è costretta a fare meglio.
Facciamo quindi appello a chi legge, a chi vive in queste terre, a chi pensa che “tanto non cambia niente”: svegliamoci. Alziamo il livello di attenzione. Informiamoci. Partecipiamo. È ancora possibile chiedere trasparenza, vigilanza e responsabilità.
Perché quando la popolazione tace, il rischio è che parli solo l’interesse economico... e a quel punto perdiamo tutti.
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